domenica 28 ottobre 2012

DELITTO MATTEI , QUALI SONO I RETROSCENA

Nonostante i depistaggi, le omissioni investigative, i risultati della commissione ministeriale d'inchieste che escluse l'ipotesi del guasto tecnico e dell'errore del pilota, e nonostante le tracce di esplosivo trovate trent'anni dopo sull'anello d'oro al dito di Mattei e sui resti della carlinga, a mezzo secolo dalla scomparsa di Enrico Mattei precipitato con il suo bimotore nei cieli di Bascapè il 27 ottobre 1962, la morte del Presidente dell'Eni è ancora per la giustizia l'esito di un incidente aereo.

L'ordinanza di archiviazione del G.I.P. Fabio Lambertucci nel 2004 ha chiuso infatti l'indagine del PM di Pavia Vincenzo Calia liquidando la materia come buona, tutt'al più per gli storici. Oggi invece la sentenza della Corte d'Assise di Palermo che ha assolto il boss Totò Riina nel processo per l'uccisione del giornalista de L'Ora Mauro De Mauro, riapre clamorosamente il caso Mattei, ribadendo l'ipotesi del sabotaggio e argomentandola con la ricostruzione minuziosa e dettagliata degli ultimi due giorni trascorsi in Sicilia dal presidente dell'Eni prima di imbarcarsi all'aeroporto di Catania per il suo ultimo viaggio, il pomeriggio del 27 ottobre 1962. Analizzando centinaia di documenti, e ascoltando decine di nuovi testimoni, i giudici hanno individuato uno dei possibili responsabili del complotto che uccise il presidente dell'Eni: il senatore democristiano Graziano Verzotto, addetto alle pubbliche relazioni dell'Eni in Sicilia, ritenuto anche uno dei mandanti della ''lupara bianca'' del giornalista de L'ORA, un assunto, quest'ultimo, scrivono i giudici ''ormai prossimo alla certezza processuale''.

De Mauro secondo i giudici scompare il 16 settembre 1970 perché ha trovato le prove dell'uccisione di Mattei, vittima di un sabotaggio effettuato all'aeroporto di Catania, dopo una visita di due giorni in Sicilia, molto probabilmente il giornalista conosce anche i nomi dei mandanti di quel delitto eccellente, De Mauro muore perché la rivelazione di un attentato a Mattei, progettato con la complicità di apparati italiani e forse con il supporto di servizi segreti di altri Paesi, avrebbe avuto effetti devastanti per i precari equilibri politici generali in un paese, scrivono i giudici, attanagliato in quegli anni 70 da fermenti eversivi e tentato da svolte autoritarie.

La fine di Mattei che perfino Fanfani definì il primo gesto terroristico del nostro paese e quella di De Mauro sono dunque legate in un unico filo nero e costituiscono l'avvio di un intreccio perverso e di fatto eversivo segnato dai depistaggi istituzionali che giunge fino ai nostri giorni. Chi è il mandante e perché avrebbe agito? E come si legano questi delitti con il pestaggio di Pierpaolo Pasolini, ucciso all'idroscalo di Ostia il 2 novembre 1975 e ossessionato dagli intrecci affaristici e ai legami con i servizi segreti e la strategia della tensione che ruotavano attorno all'Eni dell'epoca? Sono domande che galleggiano ancora nell'Italia di oggi e le cui risposte aiuterebbero a comprendere i passaggi più oscuri della nostra storia recente per liberarci, con un'operazione verita' senza compromessi ne' timidezze, dalle ipoteche di un passato di sangue su un presente segnato dalla ragnatela di patti e ricatti tessuti nei retrobottega del potere istituzionale.










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