mercoledì 31 ottobre 2012

LE ITALIANE IMPARANO A FARE LE BADANTI

Arrivano le badanti della porta accanto

19,4 per cento le badanti provenienti dalla Romania, sono le più numerose
L’altro volto della crisi: le italiane tornano a un mestiere dimenticato
“Ci cercano perché nessuna straniera sa cucinare o stirare
come noi”
mauro pianta
torino
Se non è una guerra, poco ci manca. Complice la crisi, le italiane riscoprono il mestiere della badante e vanno all’attacco di un fortino tradizionalmente presidiato dalle donne dell’est europeo. Il grido di battaglia delle assistenti familiari «made in Italy»? «Nessuna straniera saprà mai cucinare o stirare come noi». In fondo, assicurano gli addetti ai lavori, la concorrenza con le colleghe romene, ucraine e moldave si gioca anche su questo terreno. Che poi, italiane o no, oggi è dura per tutte: mai come in questo periodo le famiglie si aggiustano con il fai-da-te in materia di assistenza.

Il monopolio del settore resta in mano alle migranti ma il fenomeno del ritorno delle signore di casa nostra alla cura di anziani soli o malati esiste eccome. Lo si può misurare, ad esempio, dalle iscrizioni agli specifici corsi di formazione attivi un po’ in tutta Italia. Federica Rossi Gasparrini è la presidente di Federcasalinghe: «Solo negli ultimi due anni a Milano, Roma e Udine il numero delle italiane iscritte è triplicato». Stessa musica per gli oltre 40 corsi organizzati annualmente dalle Acli Colf. «In effetti – osserva Raffaella Maioni, responsabile nazionale – tra le partecipanti c’è un affollamento di nostre connazionali».

Una tendenza confermata dagli operatori professionali. A Torino Alessandra Riminucci è la responsabile family di Obiettivo Lavoro: «I dati mostrano come le badanti torinesi assunte tramite la nostra agenzia siano passate dalle 948 del 2008 alle 1757 del 2010 con un incremento dell’85 per cento». Dati per spiegare i quali non è necessario scomodare i sociologi. Ma chi sono queste italiche badanti «di ritorno»? L’identikit è sempre lo stesso: tra i 45 e i 50 anni, licenza media, un lavoro (perso) alle spalle, un marito disoccupato. Spesso, poi, si tratta di persone separate e con figli.

Certo, le lavoratrici domestiche tipo (colf e badanti) continuano a essere straniere: secondo uno studio Censis del 2010 è immigrata la maggior parte di loro (71,6%). Arrivano dalla Romania (19,4% dei casi), Ucraina (10,4%), Polonia (7,7%) e Moldavia (6,2%). Quante sono? Stando sempre al Censis, un milione e 538 mila (per l’Istat nel 2011 sono approdate a quota un milione e 611mila) e lavorano in due milioni e 412 mila famiglie italiane.

In cosa si distinguono le nostre connazionali dalle migranti? «Le italiane – spiega ancora Maioni – avendo una propria abitazione non vivono con la persona da assistere, ma preferiscono lavorare a ore». Oltre all’età (le straniere sono più giovani) c’è il livello d’istruzione: quello delle migranti è più alto rispetto alle colleghe nate nel Belpaese. Il 37,6 % possiede un diploma di scuola superiore, il 6,8 % una laurea, contro rispettivamente il 23,2% e il 2,5% delle lavoratrici domestiche italiane.

Lauree, diplomi: eppure cosa fanno le badanti? Si occupano dell’igiene personale dell’anziano, cucinano, fanno la spesa, pagano le bollette, vigilano sull’assunzione dei farmaci. Quanto guadagnano? Dipende. Quando c’è un contratto regolare si parte da 6,30 euro lordi l’ora. «In genere – riprende Maioni – le nostre connazionali preferiscono lavorare in nero per compensi più elevati: 10 euro l’ora».

Ma sono anche tante quelle che mollano dopo pochi mesi. Dice Vilma Gabutti dell’associazione torinese Asai: «Non è facile, bisogna rapportarsi con persone anziane che spesso non vogliono accettare il fatto di aver bisogno di aiuto». Le italiane, comunque, restano le più contese. Aggiunge Vilma Gabutti: «I parenti cercano la figura della “figlia affettuosa” capace di sostituirli e di lenire i loro sensi di colpa. Le vogliono in grado di parlare in dialetto e di preparare piatti locali». Per cucinare i quali le straniere cominciano ad affollare corsi ad hoc. Colpo su colpo. Piatto su piatto. La guerra delle badanti è appena cominciata.

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