venerdì 26 ottobre 2012

I GIOVANI AMERICANI COMINCIANO A VIAGGIARE PER POTER LAVORARE



Ecco un altro segnale che sembra indicare come negli Stati Uniti, stia per iniziare una fase post-crisi, ovvero la migrazione giovanile interna. Dopo aver vissuto l’adolescenza e la prima giovinezza nello stesso posto, i ragazzi optano per mete diverse da quelle dove risiedono i loro genitori o dove hanno frequentato il college. E lo fanno al tasso più elevato da quando il boom immobiliare aveva raggiunto l’apice.

A mettere in evidenza la tendenza è l’ufficio del censimento americano che mostra una ripresa della mobilità interna dal punto di vista lavorativo e residenziale dopo il minimo segnato lo scorso anno. Gli ultimi dati rivelano che i cittadini di età compresa tra i 25 e i 29 anni sono quelli che si spostano di più da uno Stato all’altro del Paese, tanto da registrare il maggior incremento in termini di mobilità degli ultimi 13 anni. Le mete predilette sono realtà urbane con una forte componente hi-tech, come la capitale Washington D.C., Denver, Portland in Oregon, Seattle e Austin in Texas. Al contrario, chi nel periodo del boom immobiliare, ovvero quasi tutta la prima decade nel nuovo millennio, mostrava maggiore propensione a trasferirsi, come professionisti affermati, famiglie e cittadini prossimi alla pensione, oggi sono saldamente legati al luogo di residenza. Questo a causa della crisi dei mutui, del calo delle retribuzioni e delle pensioni sempre meno generose.

«I ragazzi lasciano le famiglie con l’obiettivo di fare diverse esperienze lavorative - spiega all’Ap Richard Florida esperto di urbanistica alla Rotman School of Management della Università di Toronto - spesso fanno rotta verso città più grandi e vibranti, soprattutto alla ricerca di opportunità economiche e per costruire una rete di contatti e amicizie più ampia e variegata». Secondo il Census Bureau americano, l’1,7% della popolazione ha cambiato stato di residenza nei dodici mesi terminati a Marzo 2012, in rialzo rispetto all’1,6% del precedente anno. Ma è la variazione tra le fasce di età più giovani a dare il senso di questa tendenza. I cittadini tra i 25 e i 29 anni che hanno attraversato i confini interstatali sono stati il 3,8%, rispetto al 3,4% dell’anno passato, segnando il livello più elevato dal picco del boom immobiliare del 2005, quando la mobilità era al 5 per cento. L’aumento di 0,4 punti rappresenta inoltre il rialzo più pronunciato dal 1999, quando la rapida ascesa delle dot.com assorbiva un elevato numero di giovani specializzati nel comparto Internet. La quota dei laureati in movimento è tuttavia ferma al 2%, mentre per i cittadini di 55 anni ed oltre è scesa allo 0,7% rispetto al punto percentuale del periodo del boom immobiliare, quando una significativa porzione dei «baby boomer», i figli del boom economico, si ritirava negli Stati caldi del Sud e dell’Ovest.

Le mete predilette sono California, Massachusetts e New York, mentre la capitale risulta la prima destinazione del biennio 2009-2011 balzando in avanti dalla 45esima posizione del 2006-2008. Ambite anche le realtà urbane del Texas, come Houston, Austin, Dallas e San Antonio, rispettivamente, seconda, quinta, sesta e nona nella classifica. Denver e Portland sono la terza e la quarta. Le grandi città, da parte loro, sembrano aver percepito l’interesse dei più giovani, e stanno avviando una serie di iniziative per prepararsi all’arrivo di nuove forze. A luglio il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha chiesto a una serie di architetti di progettare un palazzo di micro-appartamenti di 30 metri quadrati, ma con tutti i comfort del caso. A San Francisco, invece, alcuni imprenditori stanno cercando di ottenere il permesso di affittare appartamenti finanche di 22 metri quadrati, poco più del doppio della cella di un carcere.
 



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