domenica 28 ottobre 2012

I SEGRETI DELLE COOPERATIVE ROSSE



La complessa struttura finanziaria che garantisce alla compagnia la circolarità del controllo
Unipol, il gioiello delle coop «rosse»
e le scatole cinesi per scegliersi i soci
MILANO - Entriamo nel bunker della finanza cooperativa. C’è molto da scoprire in questa galassia che ruota intorno alla efficiente e ricca Unipol, quarto gruppo assicurativo italiano. È come un castello dalle mille stanze, ognuna con la sua sorpresa: patti segreti, incroci pericolosi, governance autoreferenziale, moltiplicazione record delle poltrone. Con la finanza che sale in cattedra. Ma ogni ingranaggio è indispensabile a garantire la «circolarità» del controllo (strana peculiarità di questo sistema) e quindi la presa sulla grande «macchina» del potere cooperativo «rosso» in Piazza Affari che il 28 aprile all’assemblea presenterà un bilancio in grande crescita: 8,9 miliardi di raccolta premi, 177 milioni di utile consolidato, monte dividendi raddoppiato.
Bisogna muoversi con metodo, è tutto molto complicato. Apriamo la prima porta, quella della holding che sta in cima a tutto. Si chiama Holmo.
HOLMO, PATRIA DELLE COOP - Qui governano ventinove cooperative che hanno l’80% del capitale. La leadership è di un gruppetto di sei coop di consumo (quelle degli ipermercati) che da sole arrivano al 40%. Sono la punta di diamante di una categoria che ha prima subito e poi governato un profondo cambiamento nell’ultimo decennio, segnato dalla crisi di molte coop di costruzioni (a Ferrara è ancora aperta la ferita per il clamoroso crac della Argenta). Tuttavia il più importante azionista singolo (20%) è una società per azioni che si chiama Ariete.
Soci di Holmo possono essere soltanto, lo dice lo statuto, le cooperative, Finec Holding spa e le loro controllate. Ariete, appunto, è una controllata di Finec Holding, strano «animale» societario, come vedremo.
La ragion d’essere di Holmo è detenere il 51% di Finsoe. Scendiamo di un piano.
FINSOE, PATTI E PARACADUTE - Eccoci nel luogo dove si salda la santa alleanza Bologna-Siena. Il Monte dei Paschi è infatti l’altro grande azionista di Finsoe con il 39%.
Il patto Holmo-Mps sul 90% del capitale non è soltanto «di consultazione», come hanno minimizzato i presidenti di Holmo (Pierluigi Stefanini della Coop Adriatica) e di Finsoe (Giovanni Consorte, numero uno anche di Unipol). È quasi un legame di sangue con due cardini: un reciproco diritto di prelazione se una delle due parti volesse vendere azioni Finsoe, un diritto di co-vendita a favore di Mps se Holmo decidesse di cedere la maggioranza di Finsoe.
Di fatto è contemplata la possibilità che la holding delle coop possa perdere il controllo di Finsoe e quindi di Unipol. A favore di Mps, quanto meno in prima battuta. Il legame è ulteriormente rafforzato dalla presenza stabile di Unipol nel capitale Mps: un 2% in bilancio a 236 milioni di euro, il doppio del valore di Borsa attuale.
Ma c’è altro. Holmo ha riservato ad alcuni nuovi soci di Finsoe un «paracadute» da oltre 50 milioni di euro per uscire dal capitale. Si tratta di un’opzione di vendita che potrà essere esercitata fra tre anni (periodo luglio-dicembre 2007). I beneficiari? Sono in questa rosa: la Hopa (5%) guidata da Emilio Gnutti, la compagnia assicurativa belga P&V (3%) e Jp Morgan (2%).
Holmo ha 20 consiglieri di amministrazione, Finsoe 25, Unipol 25. Settanta poltrone, e relativi compensi, per governare la compagnia. È la spia di quali e quanti siano gli interessi intorno a Unipol e di come manager e rappresentanti degli azionisti si marchino stretti in queste immense «tavolate».
Riassunto: Holmo controlla il 51% di Finsoe che ha il 38,9% del capitale votante di Unipol. Giù di un altro piano.
UNIPOL E GLI INCROCI PERICOLOSI - Siamo nel motore del sistema. Con l’acquisizione lo scorso anno di Winterthur Unipol è adesso il quarto gruppo assicurativo italiano.
Concentriamoci su due società del consolidato dalle quali si dipana l’ennesima «ammucchiata» di soci, incroci di interessi e di flussi finanziari: Unipol Banca e Finec Holding. Quest’ultima (o una sua controllata), è importante ricordarlo, è tra i pochi eletti ammessi nel capitale Holmo.
Il suo primo socio è Unipol (39%), poi ci sono ancora Gnutti (21%) e un gruppo composito di coop (35%).
La centralità di Finec è spiegata in un documento interno della società: «La partecipazione più importante in portafoglio, sia per il capitale investito sia per la sua valenza strategica è Ariete». Ariete è appunto il primo socio (quasi 20%) di Holmo e così ritorniamo in cima alla catena. Per sostenere questo ruolo è stata finanziata da Finec, ha ottenuto linee di credito da Unipol Banca e poi denaro dai soci con gli aumenti di capitale.
Anche la quotata Unipol, dunque, ha contribuito indirettamente a rafforzare il ruolo di Ariete come azionista di Holmo. Non è chiaro con quale vantaggio per tutti gli altri soci di Unipol.
In questa immensa ragnatela non deve sfuggire un passaggio chiave: dalla porta di Finec Holding in teoria chiunque potrebbe entrare da primo socio nel salotto Holmo. E a deciderlo potrebbero essere la stessa Unipol e Hopa che insieme hanno la maggioranza di Finec. Per questa via, in sostanza, la compagnia bolognese esercita un potere di parziale autocontrollo.
Quanto a Unipol Banca, anche qui purtroppo non si sfugge all’intrico. Tanto che Unipol nel comprare quote (in un caso il 10% per 67 milioni tramite Meieaurora) ha avuto come controparti la sua controllante Finsoe e probabilmente anche la Coop Estense. Il bilancio Unipol ne dà conto, senza troppi particolari. C’è stata una perizia?
È evidente da queste transazioni «periferiche» quanto possa essere potenzialmente pericoloso l’inquinamento della struttura proprietaria.
Ultimo tassello: il consiglio Unipol ha una delega per acquistare azioni della controllante Finsoe fino a 74 milioni di euro. Ma qual’è il senso? Secondo il presidente Consorte la logica è nelle «eventuali esigenze di carattere transitorio finalizzate a favorire l’entrata in Finsoe di soci di interesse per Unipol Assicurazioni».
Chiaro, no? Anche per via diretta Unipol può scegliersi gli azionisti. Non i suoi, però, ma addirittura quelli di Finsoe, surrogando così il ruolo della capofila Holmo.
C’è qualcosa di perverso in questo ingarbugliato impianto proprietario dove covano di continuo conflitti di interesse e dove, alla fine, Unipol sembra sempre più padrona di se stessa. E dei propri azionisti.
Mario Gerevini
Economia
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