sabato 27 ottobre 2012

UNA GENERAZIONE DI CONSUMATORI, MA SENZA PRODURRE NULLA




Li hanno chiamati sfigati, bamboccioni, mammoni, io dico che questi ragazzi devono ribellarsi, ma davvero, è necessario che escano dalla disperazione e da facebook e comincino a chiedere sul serio, pretendendo. Possono cercare lavoro 4 ore al giorno e per le restanti 20, cominciare ad incazzarsi." A parlare è Domenico de Masi, Sociologo del Lavoro che sta preparando un libro sui "Né, né", una ricerca sulle storie di under 30 fuori dalla produzione.

Chi sono questi giovani?

"Questi giovani sono i nostri figli. Condannati a consumare senza il diritto di produrre. Sono quelli che non hanno compagni di lavoro ma solo contatti su facebook, sono quelli che la partecipazione politica no perché sono lontani dai partiti di ieri, quelli che oggi votano Grillo perché il diritto di votare glielo abbiamo lasciato. Quelli di cui racconto le storie nel prossimo libro sono anche laureati, studiano, si formano e dopo un anno di ricerca del lavoro comincia la discesa. Al secondo anno si distaccano dal concetto di lavoro che si aspettavano, prendono contatto con la realtà e cominciano ad accontentarsi di fare un lavoretto, magari per qualcuno della famiglia, per gli amici, per un conoscente di tizio. Il terzo anno cadono in depressione. La mattina è il momento peggiore della loro giornata. I genitori in casa si alzano, hanno da fare, devono andare a lavorare o comunque escono. Loro no. La sveglia non è un problema. E' una tragedia epocale, questi che non cercano lavoro sono disaffezionati da tutto, dall'intera società".

Come intervenire secondo lei
"Io credo che si potrebbe arginare il fenomeno solo riducendo il lavoro di chi ha già un'occupazione, facendo spazio ai giovani. Riducendo ad esempio il numero di ore di lavoro. Siamo una società che in media lavora più ore di quanto scritto nel contratto di lavoro, in Italia, quasi due milioni di persone, lavorano 10 ore al giorno, 2 di più del previsto, per farsi belli agli occhi dei superiori e per guadagnare di più. Se invece si rispettassero le regole e si facesse come in Germania, ad esempio, dove tutti escono alle 17, si creerebbero quasi un milione di posti di lavoro in più. E invece abbiamo allungato l'età pensionabile per sette milioni di lavoratori, è una pazzia che si traduce nel fatto che per altri 3 anni, 7 milioni di giovani non troveranno lavoro. O avranno grosse difficoltà. E poi bisognerebbe rivedere davvero le categorie del lavoro. Avviare una seria rivisitazione del lavoro in chiave postmoderna, noi applichiamo al lavoro intellettuale le stesse regole dei metalmeccanici. La categoria del lavoro è rimasta legata al lavoro manuale ma oggi non è più possibile ragionare solo secondo questo schema".

Quindi cosa vede nel prossimo futuro?
Vedo che dobbiamo cambiare. Ridistribuire. La ricchezza, il lavoro, il potere. Altrimenti resta la situazione che c'è ed è sotto gli occhi di tutti. Si andrà verso tempi peggiori e mi dispiace per questi giovani, anche dei miei ex studenti che incontro e quando gli chiedo tu che fai, abbassano gli occhi e rispondono, Niente. Io, fossi in loro mi ribellerei seriamente.
25 settembre 2012
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