domenica 28 ottobre 2012

FALCE E CARRELLO, LO SCONTRO TRA CAPROTTI E LE COOP


Falce e carrello. Le mani sulla spesa degli italiani è il libro denuncia, pubblicato da Marsilio Editori nel mese di settembre 2007, scritto da Bernardo Caprotti, patron di Supermarkets Italiani (Esselunga). I ricavi dalla vendita del libro sono devoluti in beneficenza.[1]


Bernardo Caprotti racconta lo sbarco della grande distribuzione in Italia negli anni del Boom economico e la successiva competizione con i supermercati della Lega delle Cooperative (Coop, Conad), tema portante del libro.
Il primo capitolo propone un ritratto della borghesia brianzola fra le due Guerre. Reduce dalla Prima guerra mondiale dove ha prestato servizio come ufficiale nel Corpo degli Alpini, Giuseppe Caprotti gestisce l'azienda tessile di famiglia. Le leggi razziali prima e la dichiarazione di guerra alla Francia (la moglie era francese) e all'Inghilterra ne fortificano gli ideali antifascisti tradotti al figlio Bernardo.
La fine della guerra libera un paese dall'autarchia e lo apre a un'era di sviluppo tecnologico da cui era stato tagliato fuori.[2] Nelson Rockefeller, intenzionato a portare in Italia la grande distribuzione, prende contatti con la Rinascente quando la discussione fra i fratelli Brustio, al vertice dell'azienda italiana, viene ascoltata casualmente nella hall di un albergo di Saint Moritz da Guido Caprotti e Marco Brunelli. I due decidono così di accordarsi con Rockefeller al posto della Rinascente per creare la Supermarkets Italiani Spa, prima catena di supermercati italiana, in posizione di minoranza.[3] Ritenendo quel mercato estremamente più dinamico ed innovativo del tessile, Bernardo Caprotti deciderà di dedicarvisi completamente abbandonando la guida dell'attività di famiglia ereditata dal padre.
Dopo aver acquistato la quota di maggioranza (51%) della controllante IBEC (Rockefeller) per quattro milioni di dollari del 1961, e nel frattempo essere entrato in competizione con Marco Brunelli, che intanto ha fondato la Romana Supermarket (poi GS), Bernardo Caprotti si ritrova alla guida di un'azienda in rapida espansione.
La fine degli anni Sessanta vede in azienda un aspro scontro con il sindacato. I sindacati chiedono e ottengono aumenti salariali e una turnazione fatta su misura per l'industria ma inadeguata alla vendita al dettaglio.[4] Gli scontri sono all'ordine del giorno e la mobilitazione pressoché permanente spaventa la clientela. La scarsità di scorte sugli scaffali induce a fermare la pubblicità ai punti vendita per due anni[5] Seguono assunzioni di dipendenti per compensare il generale calo di produttività.
Di fronte a nuove richieste da parte dei sindacati, l'ottobre 1988 vede il primo cospicuo esubero di lavoratori: 904 su 5.684. A differenza delle volte precedenti, la linea dura di Bernardo Caprotti risulta vincente grazie al supporto dei colletti bianchi, all'apertura nello stesso anno di un magazzino automatizzato a Limito e all'introduzione dei lettori a codici a barre nelle casse che permettono di mantenere operativi il punto vendita e la catena distributiva anche in carenza di forza lavoro.[6]

La concorrenza delle Coop [modifica]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Esselunga.
Nel libro l'autore racconta la storia della propria azienda e dei contrasti con le cosiddette Coop rosse, criticando il sistema di agevolazioni fiscali e denunciando appoggi politici alle cooperative da parte di amministrazioni locali o istituzioni di centrosinistra.





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