lunedì 5 novembre 2012

CAOS EQUITALIA - COMUNI

Equitalia addio, Comuni nel caos

L’agenzia ribatte all’Anci:
“Noi abbiamo riscosso meglio
degli enti locali”. I sindaci
temono un crollo del gettito
raffaello masci
roma
Equitalia - la cattiva, l’esosa, la tirannica e perfino la vessatoria - se ne andrà, dal primo gennaio prossimo i comuni si raccoglieranno i tributi da soli. Potrebbe andare loro benissimo, come accade al comune di Reggio Emilia, che - stando alla testimonianza del sindaco Graziano Delrio - con un proprio «porta a porta» riesce a incassare il 95% del dovuto. Ma potrebbe anche generare un disastro per le già provate casse municipali che lamentano il mancato introito di 11 miliardi in 6 mila comuni e ne imputano la responsabilità proprio ad Equitalia.

Due giorni fa l’Anci, l’associazione dei comuni, si è lamentata che la Società con la riscossione coattiva riusciva a raccogliere tra il 15 e il 30 per cento del dovuto, e il non incassato oscillava tra il 70 e l’80 per cento, e che quindi non è che abbia avuto performances esaltanti. Ieri Equitalia ha ribattuto a questi dati, sostenendo che la riscossione volontaria dei tributi supera il 90%, mentre la riscossione coattiva si assesta sul 50 per cento dei crediti a lei affidati.

Ma dietro questa disputa sui numeri c’è un più generale problema su chi, dal gennaio prossimo, dovrà battere cassa per gli oltre 8 mila comuni italiani e se, soprattutto, i comuni medesimi saranno in grado di organizzarsi in tempo utile (mancano meno di due mesi), con il rischio, altrimenti, di veder naufragare i propri bilanci.
Nel 2006 esistevano circa 40 società che riscuotevano i tributi per conto dei comuni italiani. Si trattava, per lo più, di banche. Il servizio costava circa 500 milioni di euro allo Stato, più l’aggio previsto non sull’effettivamente riscosso ma sull’accertato. In quell’anno è stata istituita Equitalia, che avrebbe riscosso i tributi per l’agenzia delle entrate, per l’Inps e per gli enti locali. La società - che non riceveva più i 500 milioni da parte dello Stato - si è strutturata e ha cominciato a lavorare. Il che, qualche volta, ha significato anche andare a bussare, a insistere, a esigere, dato che anche Equitalia percepiva un aggio (del 9% per l’esattezza) ma soltanto sull’effettivamente riscosso.

La sua determinazione l’ha resa spesso invisa, come sempre sono gli esattori fiscali, soprattutto dalla Lega che la vedeva come una longa manus di Roma che andava a mungere al Nord: la vicenda delle quote latte è il capitolo più conflittuale di questa dialettica.

E comunque la legge stabiliva che con il 1° gennaio 2012 Equitalia dovesse cessare dal riscuotere i tributi per conto degli enti locali. Ma i comuni medesimi - vista l’impossibilità di organizzarsi con società alternative - avevano chiesto già al governo Berlusconi delle proroghe a questa scadenza. L’ultima l’ha data l’attuale esecutivo e arrivava al 30 giugno 2013. Venerdì scorso l’emendamento della Lega ha anticipato di sei mesi questa scadenza e così dal primo gennaio la «cattiva» Equitalia non ci sarà più sotto i campanili. Il problema è che non ci sarà nessun’altro, perché in così breve tempo pochi comuni potranno organizzarsi cercando delle società private di esazione tributaria. Una operazione peraltro rischiosa, intanto per un possibile conflitto di interessi: se io sono una banca che deve riscuotere per un comune, non vado a pignorare il conto corrente di un moroso se è mio cliente.

E poi c’è la storia esemplare di Giuseppe Saggese, titolare di fatto di «Tributi Italia», che un mese fa è stato arrestato perché si sarebbe trattenuto 100 milioni di tributi. Un caso, certo, e ancora da giudicare, peraltro. Però va detto che già oggi - vista la situazione - ci sono soggetti privati che si stanno proponendo ai comuni per svolgere il lavoro che Equitalia non potrà fare più, ma chiedono un aggio del 18%: il doppio.

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