giovedì 8 novembre 2012

IKEA TAGLIA 107 POSTI DI LAVORO A PIACENZA


Ikea minaccia 107 licenziamenti

Manifestazione per le vie di Piacenza di circa 300 facchini che protestano contro l’ Ikea

L’azienda: i picchetti
riducono il lavoro, siamo
obbligati a tagliare gli addetti
FRANCO GIUBILEI
PIACENZA
Voi bloccate gli accessi e noi tagliamo l’attività. Firmato Ikea di Piacenza, teatro da oltre due settimane delle proteste dei facchini culminate negli scontri con la polizia di venerdì scorso. Risultato parziale: cento lavoratori a casa in attesa che la tensione scenda. 

Si avvita in un pericoloso gioco al rialzo la spinosa vicenda della sede piacentina del colosso svedese, dove i facchini sostenuti dai Cobas chiedono da diversi giorni di rivedere il carico delle ore di lavoro. Anche ieri - come venerdì scorso - i picchetti hanno bloccato l’ingresso dell’azienda, questa volta per impedire l’accesso e l’uscita dal magazzino.  

Per effetto della stretta della direzione, parte di questa merce ora sarà deviata su altri punti di smistamento. Intanto i blocchi non si fermano: per la questura ieri c’erano 200 persone, seguiti poi da un’assemblea scioltasi alle 10 con appuntamento al corteo che nel pomeriggio ha attraversato di Piacenza. La decisione della multinazionale di attuare da lunedì prossimo la parziale riduzione di volumi e di merce è stata nuova benzina sul fuoco. Così i capi dell’impero del mobile accessibile hanno aperto l’estintore su quel che sarebbe un grave casus belli, la prospettiva del licenziamento per 107 lavoratori resa nota ieri dal consorzio di cooperative Cgs, in conseguenza del «riposizionamento dei volumi» provocato dai rallentamenti dovuti ai blocchi. 

In sostanza: si lavora meno, serve meno personale, via al licenziamento di 107 persone che lavorano per le cooperative di personale e servizi che fanno capo al consorzio Cgs. Linea attenuata nei toni con la sottolineatura arrivata poche ore più tardi: «Si tratta di una misura temporanea a causa dell’impossibilità di accesso e di uscita dei mezzi di trasporto. Terminerà al cessare del blocco ai cancelli». 

La protesta dei facchini, coi blocchi fatti sgomberare dalla polizia e gli incidenti che ne sono seguiti venerdì scorso (dieci feriti e due indagati, uno per resistenza e l’altro, uno dei promotori dell’agitazione, per manifestazione non autorizzata, ndr) erano stati originati dai provvedimenti disciplinari presi verso dodici operai coinvolti nei picchetti dei giorni precedenti, decisione poi rientrata con l’apertura di un tavolo istituzionale fra sindacati, cooperative ed enti locali. In questo caso però sono in ballo più di cento posti di lavoro e la sorte stessa del polo Ikea di Piacenza. La mobilitazione continua anche in altre forme, come la lettera a Napolitano firmata da 350 fra facchini e altri addetti. 

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