martedì 6 novembre 2012

ELEZIONI USA


In Florida incubo di un altro 2000

Una delegata a un seggio della contea di Ocean nel New Jersey spiega a due elettrici la scheda per il voto via posta

Caos per il voto anticipato, avvocati già mobilitati negli Stati chiave. Caccia agli elettori “last minute”
FRANCESCO SEMPRINI
NEW YORK
Mentre Obama e Romney sono a caccia dei voti «last-minute», lo spettro dei contenziosi legali incombe sulle elezioni. Il rischio di un caos ai seggi e di brogli nelle operazioni di conteggio, così come avvenne nel 2000, preoccupa gli elettori ma anche investitori e mercati che vedono nell’incertezza una minaccia per il già incerto stato di salute del Paese.  
Battaglia legale in Florida 

Nel «Sunshine state», i democratici hanno chiesto alle autorità giudiziarie il prolungamento del voto anticipato nel sud dello Stato. Sabato, ultimo giorno utile per l’«early voting», si sono registrate interminabili code davanti ai seggi che hanno reso impossibile a molti di votare. L’amministrazione repubblicana dello Stato ha ridotto da 14 a otto giorni la durata del voto anticipato, creando conseguenti disagi in molte contee. Nonostante questo il governatore Rick Scott - tra quelli con il più basso indice di gradimento degli Usa - si è rifiutato di prolungare l’apertura, spiegando che eccezioni del genere si possono fare solo in caso di gravi motivi come i disastri naturali. Il punto è che in alcuni collegi, come quello di Miami-Dade County, sabato c’è chi è stato in fila anche sei ore, mentre domenica si è visto chiudere le porte in faccia dopo solo due ore dall’apertura. A Miami Nord, il sindaco Andre Pierre ha portato 400 fette di pizza ai tanti elettori rimasti in fila sino a notte inoltrata. Lunghe code si sono registrate anche nelle contee di Palm Beach, Orange, Pinellas, Leon e Hillsborough e per questo i legali democratici hanno chiesto la prosecuzione delle operazioni anticipate sino ad oggi. Sono soprattutto i democratici a ricorrere al voto anticipato, e per questo le restrizioni imposte da Scott appaiono strumentali. 

Battaglia legale in Ohio  
Nel «Buckeye state» sono stati i repubblicani a rivolgersi alle autorità giudiziarie per difendere una disposizione destinata a invalidare o inficiare il diritto di voto di molti elettori qualora presentassero il documento d’identità al momento del voto. In sostanza mentre in Florida i democratici si battono contro quella che definiscono una negazione del diritto di voto, in Ohio il Gop si mobilita per impedire brogli. Si tratta di situazioni destinate a riproporsi in una mezza dozzina di «swing state», dicono gli esperti, come in Iowa o Pennsylvania, dove i vigilantes del voto sono già schierati.  

Lo spettro del 2000  
«Stiamo per assistere a un caos elettorale simile a quello del 2000, al netto dei coriandoli». Queste le parole di Dan Smith, professore di Scienze politiche dell’Università della Florida, il quale ricorda quando l’America divisa tra George W. Bush e Al Gore conobbe il nome del presidente soltanto 36 giorni dopo l’intervento della Corte Suprema che mise termine a una guerra legale seguita, in alcune contee della Florida, al conteggio manuale dei «chad», ovvero i coriandoli di carta che dovevano essere punzonati dalla scheda.  

La caccia agli indipendenti  
Dai politologi sono definiti «voti last minute», ovvero di chi, per lo più tra indipendenti, centristi e moderati, decide solo all’ultimo. Sono il 14% dell’elettorato, e sembrano avere più simpatie per Romney. Il 47% preferisce il repubblicano sebbene nell’ultimo sondaggio Nbc/Wsj, Obama abbia registrato un incremento di consensi dal 37 al 40 per cento. Il candidato del Gop è in vantaggio in Virginia di 5 punti e in Ohio di 4, Obama domina in Iowa e altri «swing state». La novità del 2012, dicono gli esperti di «Third Way», è che gli indipendenti registrati al voto sono il 14,4% in più del 2008, a fronte di un aumento dell’1,3% dei repubblicani e al calo del 2,5% dei democratici. 

I mercati in cerca di stabilità  
Il rischio di un’altra «Florida 2000» fa tremare investitori e mercati che speravano di tirare un sospiro di sollievo già il 6 novembre. In molti si attendono un voto ravvicinato ma con un epilogo tutto obamiano. La vittoria di Romney allenterebbe i timori per il «fiscal cliff», ma si tradurrebbe in incertezze nuove. In ogni caso, uno scenario come quello di 12 anni fa risulterebbe deleterio a causa delle importanti scadenze previste nell’agenda economica per la fine dell’anno. 

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