mercoledì 7 novembre 2012

SCONTRI AD ATENE DOPO GLI ULTIMI TAGLI


Atene vota la manovra da 13,5 miliardi
Tensione in piazza - La diretta Twitter

In piazza Syntagma ci si aspetta migliaia di persone

Negozi blindati aspettando il sì
al maxi-piano dell’esecutivo
La rabbia dei manifestanti:
«Qui abbiamo prezzi europei
ma stipendi da Terzo Mondo»
TONIA MASTROBUONI
INVIATA AD ATENE
«Normalmente siamo aperti fino a mezzanotte. Vediamo che clima ci sarà». Anna lavora in un fast food di gyros ad Ermou, quasi all’imbocco di Syntagma. È pronta a tirare giù la saracinesca se l’aria dopo le cinque diventerà irrespirabile, come alle ultime manifestazioni. Alla fine di una delle più violente, a febbraio, la piazza dinanzi al Parlamento e le strade circostanti erano soffocate da un’unica nuvola bianca di lacrimogeni. Nella stessa strada del fast food, l’unico ingresso rimasto aperto era la porta automatica dell’hotel Electra, dove gli impiegati della reception, stoici, aspettavano i clienti con un fazzoletto premuto sulla bocca.  

A poche ore dalla manifestazione indetta dai due sindacati principali, Gsee e Adedy per protesta contro il nuovo pacchetto di tagli che sarà votato stanotte, l’atmosfera attorno alla piazza del Parlamento è distesa. I negozi sono aperti e il traffico scorrevole nonostante lo sciopero generale di 48 ore. Ma l’apparenza inganna e molti scommettono su un epilogo simile a quello del 12 febbraio, quando mezza città fu messa a ferro a fuoco dai black bloc, compreso lo storico cinema Attikon, incendiato dai manifestanti furibondi. Complice anche il fatto che lo sciopero dei mezzi pubblici è stato revocato stamane. Soprattutto, complice la volontà probabile del governo, come a febbraio, di garantire una piazza sgombra per mezzanotte, l’ora fatidica del sì o no al pacchetto da 13,5 miliardi di (nuovi) sacrifici. All’epoca, le forze dell’ordine gasarono letteralmente per tutto il pomeriggio la piazza, ma fu un errore madornale perché le frange più violente si disseminarono per la città e fecero milioni di danni. 
In realtà sul lato nord della piazza, accanto al Parlamento lo spiegamento di polizia è già notevole da stamane. Ma non sono tutti in funzione antisommossa. C’è una manifestazione dei sindacati delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco e della guardia costiera. Anche loro in piazza contro i tagli. Iannis Stamoulis è il capo del sindacato dei pompieri e fa un calcolo sulla punta delle dita, «dall’inizio dei memorandum, dal 2010, ci hanno tagliato il 40 per cento dello stipendio. Siamo oltre il limite. Abbiamo prezzi europei e stipendi da terzo mondo. Sa quanto prende un poliziotto o un vigile del fuoco al primo impiego? Tra i 5-600 euro. Come si fa a vivere se la benzina costa 1,60?». Per Stamoulis «è inutile cambiare governo anche perché non è più un greco: è un governo tedesco. Bisogna cambiare tutto, cambiare sistema. Ci vuole la democrazia diretta». Prevedibile dunque che nel pomeriggio molti poliziotti e vigili del fuoco si uniranno alle proteste? «Lo spero vivamente». 

Un centinaio di metri più ad ovest, intanto, le voci al megafono che facevano da sottofondo all’intervista con Stamoulis si fanno più concitate. Mentre ci avviciniamo, dall’ultimo piano del ministero della Funzione pubblica un oggetto bianco disegna un grande arco nell’aria e si schianta sulla strada,in mezzo a una folla di poliziotti e manifestanti. È un vaso. Una ventina di lavoratori delle municipalizzate di Atene ha occupato l’edificio per protesta contro la messa in mobilità di duemila lavoratori pubblici e contro i tagli agli stipendi previsti dal governo. La tensione sale quando una trentina di agenti entra nell’edificio per andarli a prendere e contemporaneamente un carro attrezzi comincia a caricare le moto e i motorini parcheggiati davanti al ministero. Dall’ultimo piano volano insulti e altri vasi. Ma all’ingresso il direttore generale del ministero, Dimitri Stefanou, parla con alcuni di loro e improvvisamente, come per incanto, la tensione muore. In pochi minuti le teste affacciate dall’ultimo piano si ritirano una ad una e davanti all’ingresso il carro attrezzi comincia a scaricare le moto sequestrate. «Per ora li abbiamo calmati. Il problema è – ci spiega Stefanou – che i duemila lavoratori sono messi in mobilità e ancora non si sa, né si può sapere, se verranno solamente trasferiti o licenziati o pensionati». Un manifestante col megafono comincia a insultare entrambi, a mezzo metro da noi, con il megafono. «Mi dispiace, negli ultimi tempi neanche voi giornalisti siete più molto amati», si schernisce con un sorriso incerto. 
Mentre torniamo verso Syntagma arriva la notizia che la commissione Affari economici del Parlamento ha votato il provvedimento che tra poche ore sarà votato in Aula, accogliendo alcune modifiche. La prima è che i tagli alle pensioni non riguarderanno i disabili. La seconda è che una delle categorie più odiate, più ricche e più potenti del Paese, quella degli armatori, dovrà pagare tra il 2013 e il 2016 un contributo di 140 milioni di euro per rimpinguare le magre casse dello Stato ellenico. 
Il resto del provvedimento – destinato a passare con un voto al cardiopalma di 154 sì contro 146 no secondo gli ultimi pronostici – contiene l’innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni e una sforbiciata agli assegni previdenziali del 10 per cento per quelli tra 1.500 e 2.000 euro, quelli sopra questa cifra del 15 per cento. Le tredicesime e le quattordicesime e il bonus a Pasqua saranno cancellati. I cosiddetti “stipendi speciali” dei militari, delle forze dell’ordine, dei magistrati, dei medici saranno decurtati tra il 2 e il 30 per cento. Agli impiegati di alcune aziende controllate dallo Stato toccherà lo stesso destino – tagli tra il 30 e il 35 per cento e un tetto da 1.900 euro. Ma anche i dipendenti dei ministeri, delle municipalizzate, dei servizi segreti o della presidenza della Repubblica subiranno diminuzioni di stipendio e l’eliminazione della tredicesima e della quattordicesima. Duemila statali saranno messi in mobilità e avranno la busta paga decurtata del 25 per un anno, in attesa di capire se saranno trasferiti o licenziati o pensionati. Altri 6.250 subiranno lo stesso destino nel corso dell’anno prossimo. Il blocco del turn over in vigore dal 2010 sarà prolungato sino al 2016. Ma il pacchetto di misure prevede anche una deregolamentazione di 14 professioni tra cui quella degli avvocati e degli ingegneri e la liberalizzazione di alcuni settori (i supermercati potranno vendere tabacchi, ad esempio). Il piano punta anche a liberalizzare gli orari dei negozi e a consentire dunque una maggiore flessibilità sull’orario per chi lavora in questo settore. 

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